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LE CONSEGUENZE DELL'AMORE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 22 maggio 2005
 
di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini, Raffaele Pisu e Angela Goodwin (Italia, 2004)
 
Cosa si nasconde dietro l'esistenza dell'imperturbabile cinquantenne incravattato, recluso da anni nell'hotel cinque stelle della fascia di frontiera (uno dei piaceri profusi dal film allo spettatore ticinese consiste nella scoperta di come si possa estrarre tesori di significati espressivi degli sfondi apparentemente anonimi del luganese, di Chiasso o di Bellinzona; anche se poi traslati in un albergo di Treviso), impenetrabile ai sentimenti come ai rituali immobili di quel Deserto dei Tartari perturbato dal solo avvenimento del recapito di una valigia ogni fine mese?

Come, ma ci vorrà del tempo, al sorriso che gli rivolgono gli occhi dolci e sensuali della ragazza dietro al bancone: assolutamente da ignorare, non fosse che nel buongiorno e buonasera, da evitare come qualsiasi segno che potrebbe indurlo ad evadere dalla propria prigione interiore. Ad iniziarlo come inevitabilmente finirà per accadere, al disordine: “ Sedermi a questo bancone è la cosa più pericolosa che abbia fatto in vita mia “.

Autore di un primo, bellissimo quanto ignorato L'UOMO IN PIÙ, le panoramiche di Paolo Sorrentino abbracciano la cornice di questo universo straniante, grottesco ed ironico con l'impeccabile maestria che finisce per conferire ad ogni dettaglio (pareti e glaciali trasparenze, interni claustrofobici e design kitsch o snaturato, calore degli interni e fredda repulsione degli esterni) una risonanza inquietante. E' un cinema dalle scadenze e dagli echi letterari, dalla reminiscenze pericolosamente antonioniane: che, nella padronanza dei propri mezzi sembra filare diritto dalle parti compiaciute dell'esercizio di stile.

Ma le apparenze, proprio come quelle che avvolgono l'esistenza di quel Titta che l'interpretazione del portentoso Toni Servillo tolgono progressivamente dall'anonimato per restituire all'affetto degli spettatori, non solo ingannano: ma servono per costruirci sopra i significati di un film. Che, prima impercettibilmente poi a sobbalzi, muta ed evolve: verso altri toni, un incontro con i boss della mafia che, se rompe certi incanti, svicola opportunamente sull' humour nero e la love story. Un tono, un'originalità che giustificano la messe clamorosa ai David di Donatello: miglior film, regia, sceneggiatura, interpretazione maschile, fotografia…


   Il film in Internet (Google)

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